MENZOGNE DELLA MENTE (Sam Shepard)
NOTE DI REGIA
Una donna (Beth) vittima della violenza di un marito geloso (Jake), che vede nel desiderio della moglie di fare l’attrice la minaccia che lei possa diventare altro (“…una voce che non conosco o che ho dimenticato e che non mi conosce piu’ adesso…). Lo spettacolo si apre a seguito di un ennesimo atto di violenza da parte di Jake che aggredisce Beth e la crede morta, ma realtà e finzione sono confusi da Jake.
Esiste e come si definisce ciò che noi chiamiamo realtà o esistono tante rappresentazioni di questa realtà, deformazioni, a volte grottesche, irrazionali? Come può convivere l’amore con la violenza?
Il destino di due famiglie s’intreccia e la verità quasi scontata diventa sempre più… disorientante.
Ogni personaggio si trova suo malgrado imprigionato in un’identità costruita su menzogne, falsi miti, credenze, e i tentativi di andar oltre, di evolvere, sembrano dover passare attraverso inevitabili traumi. La speranza, se di speranza si può parlare, passa solo attraverso la consapevolezza che ognuno può acquisire e con essa dissolvere la gabbia invisibile che lo teneva prigioniero. Ma a quale prezzo?
Il testo di Shepard è affascinante nella sua drammaticità per la sua valenza universale. Non vi è un solo protagonista, bensì tutti i personaggi sono coprotagonisti.
La scrittura di Shepard lancia all’attore sfide interpretative molto difficili ma stimolanti, perché lo mette di fronte a personaggi improntati ad un minuzioso realismo, ma nel contempo dotati di un linguaggio visionario che li trasforma in emblemi, in uno spettacolo dal ritmo incalzante e travolgente.